Le pietre del Colosseo

Cosa è rimasto
delle decorazioni marmoree del Colosseo?
Sappiamo che la maggior parte delle decorazioni di marmo e molti dei blocchi di travertino e di tufo sono stati asportati nei secoli dall’anfiteatro ed utilizzati per innumerevoli costruzioni. 

Si sa che gli elementi di marmo erano:

  • le colonne nel portico in summa cavea
  • le transenne degli ingressi nella cavea
  • decorazioni intorno all’arena e lungo i corridoi della cavea
  • le prime due o tre file di sedili, quelli riservati ai Senatori
  • vi erano forse delle decorazioni delle nicchie poste ai lati degli ingressi principali, forse con timpani e trabeazioni
Ricostruzione di una entrata nella cavea

Gli archeologi hanno trovato:

  • 65 capitelli;
  • 9 basi di colonna;
  • frammenti di trabeazioni e timpani, cornici e fregi;
  • frammenti delle transenne.

Una monumentale iscrizione, dispersa in più di 100 frammenti, è stata di recente ricomposta. L’iscrizione, datata circa 443-444, celebra il restauro dell’arena e del podio, che erano rimasti danneggiati da un alluvione, da parte del prefetto Flavio Paolo.
L’iscrizione era sul podio, tutto intorno all’arena. Era ripetuta due volte, così che tutti potessero leggerla interamente. Questa iscrizione ne sostituiva una precedente, datata 411, ma i blocchi stessi erano stati posti ancora prima, nel terzo secolo, in occasione di un restauro effettuato da Onorio o Teodosio II. 

L’iscrizione

Quello che è interessante è il fatto che i blocchi non sono stati cavati per l’occasione, ma che sono riciclati da un altra costruzione, dove probabilmente servivano da basamento di una barriera, perché sul retro portano i caratteristici rilievi di una base. Questo quindi proverebbe che la pratica di riutilizzare materiali nel Colosseo apparve già dal III secolo.

Un’altra prova dei profondi cambiamenti apportati alla fabbrica originale nel III secolo viene dai capitelli delle colonne, provenienti dal portico in summa cavea. Ne sono stati trovati 65, di diversi tipi, ovvero frutto di diversi restauri e databili in età diverse. Ma quello più interessante per gli archeologi è un capitello che appartiene ad una tipologia prevalente (32 esemplari, 2/3 del totale) ed è stato ricavato da un blocco di marmo che porta ancora una dedica all’imperatore Traiano. Il fatto che sia stato usato un marmo riciclato da un monumento traianeo implica che quella serie di capitelli è stata sicuramente realizzata in età posteriore. Ma quando?

Un capitello del tipo più frequente

La maggior parte dei capitelli e delle basi sono state datate intorno alla prima metà del terzo secolo; alcuni risalgono al secondo, ma la cosa singolare è che nessun elemento risale all’età flavia. Questo dovrebbe provare che l’anfiteatro subì danni e rimaneggiamenti così profondi che nessun elemento di marmo del portico superiore è sopravvissuto al secondo secolo. La datazione dei marmi rinvenuti evidenzia con una certa precisione che due grandi restauri del Colosseo furono effettuati nel terzo secolo: il primo iniziò probabilmente ai tempi di Macrino, dopo un incendio, e terminò con gli Antonini, e il secondo con Gordiano III o Decio. Altri capitelli sono databili intorno al secondo quarto del quinto secolo, forse dopo il terremoto del 443-444.

La maggior parte delle informazioni e delle illustrazioni qui sopra sono tratte da P. Pensabene – Elementi architettonici in marmo. In AA.VV.-  Anfiteatro Flavio – Immagine Testimonianze Spettacoli – Quasar, 1988

Abandoning the stones” – di Sergey Krivonogov, un artista russo – Vedi qui alcuni dei suoi lavori

Che fine hanno fatto
i materiali asportati dal Colosseo? Sono serviti a mille usi, ma soprattutto per costruire i palazzi dei papi e chiese in tutta la città. Questa pagina mostra alcuni dei più importanti edifici costruiti con i materiali dell’anfiteatro. Sicuramente ne conoscete già qualcuno…

Palazzo Venezia

Il Palazzo di Venezia
Iniziato nel 1455 da papa Paolo II fu ultimato nel 1467. Il nome deriva dal fatto che il Palazzo fu ceduto nel 1564 alla potente repubblica veneta come residenza dei suoi ambasciatori e del cardinale di S. Marco, che era sempre veneziano. Alla fine del 700 il palazzo divenne proprietà dell’impero austriaco per effetto del Trattato di Campoformio, ma nel 1916 il Governo italiano, in guerra contro l’Austria, lo rivendicò. Fu allora restaurato e durante il periodo fascista divenne la sede di rappresentanza del Capo del Governo. Fu riaperto al pubblico nel 1944 ed adesso ospita un museo di opere d’arte eterogenee (dipinti, sculture, bronzi, arazzi, armi, stoffe, ori e avori).

San Marco

San Marco
La basilica di San Marco fu fondata nel 336 nello stesso sito di oggi, ma venne modificata più volte. Quella che vediamo adesso fu costruita nel 1455-71 dal cardinale Barbo (poi papa Paolo II) per i veneziani a  Roma. L’interno è stato rimaneggiato nel ‘700 aggiungendovi decorazioni barocche, ma per fortuna allora fu risparmiata la facciata. Questa, con la loggia a tre arcate, è attribuita a Giulio da Maiano oppure a Leon Battista Alberti, ed è considerata una delle più eleganti architetture rinascimentali. Il campanile è del XII secolo.

La Scala Santa

La Scala Santa
Domenico Fontana costruì per il Papa Sisto V l’edificio che sorge più o meno di fronte al Palazzo del Laterano, tra il 1585 ed il 1590. Il papa lo fece costruire per conservare l’antica cappella privata dei Papi, il “Sancta Sanctorum” che si trovava al primo piano del vecchio palazzo, il “Patriarchio”. Il papa vi fece sistemare l’antico scalone del vecchio palazzo, che “a partire dal XV secolo fu falsamente identificato con la scala del “Pretorium” di Pilato, salita da Gesù durante il processo, donde il nome di Scala Santa”. Ancora oggi questa falsa credenza è viva, ed è inoltre rafforzata dai coperchi di vetro che si trovano su alcuni dei gradini, e che lascerebbero vedere le tracce delle gocce di sangue che Gesù lasciò sulla scala.

La tribuna di S. Giovanni. La foto mostra l’elegante transetto a cinque archi costruito da Domenico Fontana nel 1586. Dalla veranda il Papa benediceva i fedeli.

La tribuna di S. Giovanni in Laterano
La Basilica di San Giovanni è la cattedrale di Roma; fondata da papa Melchiade nel IV secolo sulle proprietà dei Plauzi Laterani, donate da Costantino al pontefice proprio a questo scopo. La chiesa fu molte volte distrutta e ricostruita, e quella che vediamo oggi è stata concepita dal Borromini per il Giubileo del 1650. Clemente XII rifece la facciata nel 1735, e Leone XIII l’abside nel 1885. Le pietre del Colosseo vennero utilizzate nel 1439 per riparare la tribuna della Basilica.

La stampa di Giuseppe Vasi mostra il resto della piazza di S. Giovanni, con l’obelisco, il battistero e l’ospedale sulla destra.

Il Palazzo dei Conservatori sul Campidoglio
Il progetto della piazza e dei palazzi che la circondano è, come tutti sanno, di Michelangelo. Proporzioni stupende e armonia di stile. Il palazzo dei Conservatori fu realizzato da Giacomo della Porta a partire dal 1563. La finestra centrale fu successivamente allargata  per dare più luce all’interno!

Il palazzo della Cancelleria
E’ un altro dei capolavori del Rinascimento. Iniziato nel 1485 e terminato nel 1513, è attribuito, forse ingiustamente, al Bramante, che in effetti arrivò a Roma quando la costruzione era già avanzata. Si pensa che l’architetto sia stato Antonio da Montecavallo, ma alcuni non escludono l’intervento del Bramante nel cortile. Il palazzo fu sede di magistrature ecclesiastiche, del Tribunale della Repubblica del 1798-99, della Corte Imperiale napoleonica nel 1810, del Parlamento Romano nel 1849, della Costituente dello stesso anno, quando vi fu proclamata la Repubblica Romana. Dopo il 1870 rimase la sede del Cancelliere di Romana Chiesa, col privilegio della extraterritorialità, confermata dai Patti del 1929.

Palazzo Farnese (Daniele appare nell’angolo)

Il palazzo dei Farnese
La guida del Touring lo definisce “il più bello dei palazzi cinquecenteschi, che conclude trionfalmente in Roma l’architettura del Rinascimento, avviata dal Palazzo Venezia”. Vi lavorarono ben tre architetti prestigiosi: fu iniziato da Antonio da Sangallo il Giovane nel 1514, fu continuato da Michelangelo dopo la morte del Sangallo, e fu terminato da Giacomo della Porta dopo la morte di Michelangelo. Le facciate sulla piazza sono del Sangallo, il cornicione e la balconata centrale di Michelangelo. Il palazzo passò dai Farnese ai Borboni di Napoli, ed è oggi sede dell’Ambasciata di Francia. Nella foto, un po’ deformata per via del grandangolare, c’è entrato anche il viso di Daniele.

A sinistra il retro del palazzo, con il famoso Giardino Farnese, come era nel 18º secolo, prima della costruzione dei muraglioni del Tevere. La stampa è di Giuseppe Vasi.

Ripetta
La stampa qui sotto mostra il Porto di Ripetta, un piccolo attracco sul fiume Tevere. Il porto serviva per le merci provenienti dalla campagna, compresa l’acqua potabile. Leone X aprì una strada (via di Ripetta) per collegare il porto con Piazza del Popolo. Il legname veniva scaricato ad un attracco a monte di Ripetta, che si chiamava Porto della Legna.  
La zona intorno a Ripetta aveva la tipica cattiva reputazione degli angiporti. Dopo il terremoto del 1703, che fece cadere molti blocchi di travertino dal Colosseo, nel 1709, le pietre furono utilizzate da Alessandro Specchi, sotto Papa Clemente XI, per costruire un nuovo Porto. Il bisogno di proteggere la capitale dalle inondazioni condusse alla fine dell’800 a costruire i muraglioni del Tevere, ed il porto, che non aveva più una giustificazione economica, fu demolito.

Il porto di Ripetta in una stampa di Giuseppe Vasi

Le informazioni sono tratte in gran parte dalla Guida di Roma del Touring Club Italiano.
Continuate ad esplorare la Roma barocca in questo eccezionale sito, nel quale le immagini di Roma nel 18º secolo dell’artista Giuseppe Vasi sono confrontate con la situazione moderna.

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