I sotterranei

A Roma, capitale dell’impero,
era stata costituita sin dal I secolo d. C. una complessa organizzazione per la produzione degli spettacoli anfiteatrali. Vi era la Ratio a Muneribus, una specie di ministero dei giochi, che aveva il compito di organizzare le cacce e i munera.
pegmata, le macchine che apparivano sull’arena dai sotterranei e si dispiegavano per creare uno scenario in pochi istanti, erano realizzati lì accanto (dai tempi di Vespasiano sino ad Adriano), nel Summum Choragium, posto lungo la Via Sacra. Quando quel luogo fu destinato al grandioso Tempio di Venere e Roma il Choragium fu trasferito non distante, presso il Tempio di Iside e Serapide, lungo l’odierna via Labicana.

Poiché a Roma i munera erano offerti dall’imperatore o da alte cariche come il praefectus urbi, erano particolarmente sontuosi e coinvolgevano un gran numero di persone tra bestiarii, gladiatori ed inservienti, per non parlare delle centinaia di animali che in certe occasioni venivano massacrati nelle cacce.
Vi era poi la preparazione delle parate ed il montaggio di apparati scenici, oggi diremmo “in tempo reale”. Si pensa che le scenografie preparate nel Choragium prima del suo trasloco (quando ancora era nella zona del Tempio di Venere e Roma) fossero trasportate sotto l’arena tramite un passaggio sotterraneo, e fatte emergere direttamente dal basso tramite grandi aperture nel piano di legno.
Negli ipogei doveva pertanto svolgersi buona parte della preparazione degli spettacoli, con centinaia di persone che lavoravano contemporaneamente a diversi compiti. I muri di mattoni che si vedono adesso dentro l’arena avevano lo scopo di sostenerne il pavimento ligneo e di separare i locali necessari alla preparazione degli spettacoli, ma non sono stati sempre lì.

In effetti gli ipogei, a causa della loro estrema complicazione, non sono mai stati studiati approfonditamente sino al 1996, quando un gruppo di studiosi italiani e tedeschi ha iniziato un lungo e puntiglioso rilievo delle strutture murarie, chiarendo alla fine molti punti sia sulla cronologia degli interventi effettuati su di esse nei secoli, sia sulla funzione di queste attrezzature sotterranee. La storia dei muri ipogei è stata suddivisa in quattro fasi temporali: una prima fase di pilastri leggeri a sostegno dell’impiantito dell’arena, una seconda fase di rafforzamento di tali pilastri, una terza fase di ulteriore rafforzamento ed una quarta fase in cui gli ipogei sono stati suddivisi con i muri che vediamo oggi. Quest’ultima fase si contraddistingue per il riuso di materiale caduto dal coronamento dell’edificio.

Pare certo – dalla datazione dei mattoni – che le opere murarie dei sotterranei a sostegno dell’arena siano state realizzate circa 10 anni dopo l’inaugurazione dell’anfiteatro, in epoca Domizianea. Se ne è dedotto che prima di allora, in una fase denominata “prearena”, il pavimento dell’arena doveva essere sostenuto da una struttura lignea posta nei sotterranei, permettendo così il riempimento d’acqua del bacino per tenere delle naumachie. A prova di ciò, in occasione degli scavi del 1998-1999, lo studioso tedesco Heinz-Jurgen Beste, dell’Istituto Archeologico Tedesco, ha fatto notare che alcuni blocchi di marmo posti in maniera abbastanza regolare sul pavimento dell’arena (ove non siano stati asportati o coperti dai muri successivi) possono essere interpretati come le sedi dei pilastri di tale struttura.

Restano poi anche alcune tracce delle “chiuse” necessarie per bloccare il deflusso dell’acqua ed allagare l’arena, e si pensa che le navi venissero preparate in due locali sotterranei, i due corridoi obliqui a destra e a sinistra del corridoio centrale, che sono stati infatti ribattezzati “darsene” dagli studiosi.
Lugli (L’Anfiteatro Flavio) sostiene che la pratica delle naumachie fu poi abbandonata per via delle complicazioni necessarie a rendere l’arena a prova d’acqua sino ad una altezza sufficiente (1,5 m) per far galleggiare le navi. A questo si può aggiungere il fatto che a Roma vi erano bacini ancora più vasti del Colosseo appositamente dedicati a questi spettacoli.

I sotterranei sono stati comunque pesantemente rimaneggiati in più epoche, dopo la ricostruzione severiana (post incendio del 217) e quindi è molto difficile oggi capire quali fossero le specifiche funzioni dei vari locali. Sicuramente vi erano zone riservate agli animali feroci, e sono evidenti le tracce di veri e propri ascensori che facevano salire le bestie (e forse non solo esse) sino a botole poste tutt’intorno all’arena.
Non parliamo poi degli apparati scenici, che probabilmente dovevano essere semoventi, per poter prima essere trasportati nei sotterranei, caricati su piattaforme mobili disposte nell’area centrale dell’arena e infine dispiegati.
Anche le tracce di queste piattaforme sono state studiate dal Prof. Beste, e pare che uomini e attrezzature sceniche potessero salire nell’arena tramite piattaforme e rampe che venivano sganciate dal piano dell’arena, carrucolate giù, caricate e fatte risalire a forza di argani.
Possiamo solo immaginare l’attività frenetica che si svolgeva lì sotto nei giorni degli spettacoli, negli stretti corridoi, in un’oscurità appena rischiarata da fiammelle, col clamore degli spettatori lassù, l’odore ed il frastuono delle bestie e degli uomini, la preoccupazione di far sì che tutto fili liscio, come in un circo di enormi dimensioni.

La visita
Dopo la riapertura al pubblico, che ora (dicembre 2011) è sospesa a causa dell’allagamento dei sotterranei dello scorso 20 ottobre, ho potuto visitare questi spazi ed il 2º e 3º piano con una visita guidata condotta dalla Dr.ssa Valentina Mastrodonato, che ringrazio vivamente per la competenza e la disponibilità. Si accede ai sotterranei dalla scala posta lungo l’asse maggiore nella zona NO dell’anfiteatro (il c. d. sperone Stern), e ci si ritrova nei locali “di servizio” posti sotto la Porta Libitinensis, ove era il corridoio sotterraneo che conduceva direttamente al Ludus Magnus. Seguite la visita con le foto che ho potuto scattare in quell’occasione. Il punto di ripresa delle foto è segnalato nella mappa dei sotterranei (qui a destra completa ed in dettaglio. Cliccate sulle immagini per aprirne di maggiori dimensioni.

1 – Volta del corridoio centrale

La volta in foto 1 è quella del corridoio centrale da cui si accede ai sotterranei, che appaiono nella foto 2, nella quale è’ visibile in alto anche la recente parziale ricostruzione del pavimento dell’arena, in legno.
Le opere murarie del sotterraneo sono molto ben conservate, anche perché nel V-VI secolo d. C., probabilmente anche a causa del cessato funzionamento dei condotti di scarico dell’acqua i sotterranei vennero interrati e rimasero così seppelliti sino alla fine del XIX secolo, quando dopo grandi sforzi furono riportati alla luce.
Si scoprì allora che i muri sottostanti all’arena risalgono in effetti al I secolo d. C. nel loro primo impianto, con numerose aggiunte e rifacimenti nel II e nel III secolo.

2 – Il corridoio
3 – Attacco di argano nella “Darsena”

La foto 3 mostra uno degli attacchi bronzei degli argani incassati nel pavimento dei due corridoi obliqui posti a destra e sinistra del corridoio centrale (le c.d. “darsene”). Ogni corridoio ha una serie di questi attacchi (segnalati nella mappa con i cerchietti verdi) che probabilmente servivano a movimentare gli apparati scenici e/o all’apertura e chiusura di botole. Notare il pavimento di mattoni (c. d. opus spicatum). La foto 8 mostra un altro di questi attacchi.
La porta in foto 4 conduce alla cosiddetta “darsena”, ove erano preparate le “navi” per le naumachie nella fase detta “prearena” precedente la costruzione degli ipogei in muratura che oggi è possibile vedere.

4 – Porta alla “darsena” di Sx
5 – La “darsena”

La foto 5 mostra l’infilata degli attacchi degli argani nella “darsena”. La 6 mostra il corridoio della foto 2 nel senso opposto. I blocchi di travertino appaiono ancora sorprendentemente come nuovi.

6 – Corridoio
7 – Canale di scolo

Sotto il corridoio delle foto 2 e 6 vi è (foto 7) una canalizzazione per il deflusso delle acque, che almeno quel giorno erano particolarmente limpide. Abbiamo appreso che un problema di sicurezza per i visitatori è posto dalla lentezza del deflusso delle acque piovane; il piano dei sotterranei può allagarsi in caso di forte pioggia – come è recentemente accaduto – ed il livello dell’acqua sale sino a livelli potenzialmente pericolosi per le persone. Anche per questo le visite ai sotterranei sono sospese in caso di forte maltempo. La foto 8 mostra un altro attacco per gli argani di manovra.

8 – Attacco d’argano
9 – La vista dal basso

Una parte del pavimento dell’arena, come si è detto, è stato ricostruito in legno. Quando se ne esce questa è la veduta (foto 9), che mostra il corridoio centrale tra i muri che un tempo sostenevano l’impiantito dell’arena e dividevano i sotterranei in zone specifiche per le varie attività che si svolgevano là sotto.

10 – Un plastico dell’interno

Un plastico (foto 10) riproduce la parete dei sotterranei dell’arena nella fase precedente la costruzione degli ipogei domizianei, contraddistinta da nicchioni che vennero concepiti assieme alle fondamenta dell’anfiteatro. E’ in questa fase che l’area dell’arena sarebbe stata riempita d’acqua, come fosse una grande vasca. Questo sarebbe stato possibile nel periodo tra l’inaugurazione (80 d.C.) e la costruzione dei muri ipogei in età domizianea.
Durante questa fase iniziale (detta di “prearena”) era possibile costruire un piano per i combattimenti gladiatori e le cacce innalzando velocemente una struttura mobile costituita da pilastri e travi in legno, le cui tracce sono state individuate in occasione degli scavi del 1998-1999.
Sopra le nicchie appare, in bianco, il podium, lo spazio riservato alla classe senatoria, e nella sezione laterale si può scorgere il passaggio di servizio posto dietro di esso, che riceveva luce da strette fessure verticali.

11 – Capitelli

La foto 11 mostra due tipi di capitelli delle colonne che sostenevano la copertura del maenianum summum (l’ultimo piano della cavea) ritrovati in tempi moderni nell’anfiteatro. Sono di due tipi: a sinistra quello severiano, più antico e più elaborato, risalente al restauro del Colosseo dopo l’incendio del 217 d. c., e a destra quello più recente – probabilmente risalente al V secolo.


La foto 12 mostra dei graffiti ritrovati su un blocco di pietra: due gladiatori in combattimento ed un felino all’attacco. Si tratta di disegni estemporanei fatti dagli spettatori.
Dopo la visita ai sotterranei siamo saliti al secondo e al terzo piano, da dove si gode un meraviglioso panorama (13, 14, 15, 16) verso l’arco di Costantino e via dei Fori Imperiali.

13 – l’Arco di Costantino
14 – L’Arco di Tito ed il tempio di Venere e Roma
15 – Il tempio dedicato a Venere e a Roma, e la via dei Fori Imperiali, prima che fosse sconvolta dai lavori per la stazione della metropolitana
Già iniziano i lavori….

Anche la visione dall’alto degli spazi interni (17, 18, 19 e 20) è stupenda: si apprezza tutta l’ampiezza della cavea.

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