Alle bestie

La pena di morte
al tempo dei Romani era talvolta aggravata dalla damnatio ad bestias, cioè ad essere divorati da bestie feroci. Il condannato era in genere legato ad un palo e spinto verso le bestie, come si vede nell’immagine qui sotto (un ulteriore punizione consisteva nell’impiegare animali di piccola taglia, così che la sofferenza fosse prolungata).

Nel romanzo di Petronio Arbitro Satyricon, Echione, un personaggio che commercia in stracci, ci parla del prossimo spettacolo gladiatorio, in cui uno schiavo/tesoriere (oggi forse diremmo commercialista, o contabile) deve incontrare la morte in questo modo:
“Tra tre giorni avremo un munus eccezionale: non sono gladiatori di professione, ma schiavi liberati. Il nostro Tito sa come si devono fare le cose, trova sempre qualcosa di nuovo. In un caso o nell’altro, sarà uno spettacolo magnifico; io lo conosco, non è il tipo da accontentarsi di meno del meglio. Vi saranno le migliori spade, lotta all’ultimo sangue, e le esecuzioni a metà dello spettacolo, così che tutto l’anfiteatro le veda. E [Tito] se lo può permettere, dopo che gli è morto il padre e gli ha lasciato trenta milioni di sesterzi; se ne spende quattrocentomila neppure se ne accorge ed avrà gloria imperitura. Ha già assoldato dei buoni lottatori, una donna che combatte dal carro, e vi sarà il tesoriere di Glicone, che è stato sorpreso mentre faceva divertire la sua padrona. Vedremo il pubblico diviso tra i moralisti e quelli che vorrebbero perdonare gli amanti. Quell’uomo da quattro soldi che è Glicone ha mandato il suo tesoriere ad bestias; è come ammettere la propria vergogna. Che peccato ha commesso lo schiavo, se è stato costretto a farlo? E’ lei, quel vecchio pitale, che meriterebbe di essere chiavata da un toro. Chi non può battere l’asino batte il giogo. Ma Glicone pensava veramente che la figlia di Ermogene gli sarebbe rimasta fedele per tutta la vita?”

E più avanti, lo stesso personaggio aggiunge:
“E questo Norbano, in fondo che cosa ha fatto per noi? Ha offerto uno spettacolo dove i gladiatori erano così miseri e così vecchi che avresti potuto buttarli giù con un soffio; ho visto gente migliore combattere le bestie. E i cavalieri? Brutti come i mostri delle lucerne, sembravano polli: uno era piegato come sotto un giogo; un altro aveva i piedi piatti; il terzo, che era stato mandato a sostituire uno morto, sembrava ancora più morto e tutto disarticolato. L’unico decente era un Trace, e pure lui combatteva come se si stesse allenando.
Alla fine la gente li incitava con tanto clamore che li hanno dovuti frustare per farli combattere. L’unica cosa che sapevano fare era scappare. Norbano ha un bel dire “Comunque, vi ho dato lo spettacolo”. E io ti applaudo, Norbano, ma se fai bene i conti, io ti ho dato più di quanto tu abbia dato a me. Una mano lava l’altra.”

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