I gladiatori erano organizzati
in ludi (scuole) dirette da un lanista – una parola di origine etrusca – che aveva potere di vita e di morte sui suoi uomini. I ludi – che erano qualcosa a metà tra caserme e prigioni – presentavano in tutto l’impero la stessa disposizione: i gladiatori erano alloggiati in piccole celle tutt’intorno al cortile ove si allenavano. Le scuole, che erano sparse in tutte le province dell’impero, all’inizio erano solamente private e gestite da ricchi cittadini, ma gli imperatori, ad iniziare da Giulio Cesare, organizzarono loro scuole “ufficiali”.
Nelle province dell’impero le scuole erano comunque tutte sottoposte all’autorità di un procurator, un funzionario che controllava un’intera area come la Gallia o l’Asia.
A Roma vi erano importanti scuole: la prima fu il Ludus Aemilius, che prendeva il nome dalla Gens Aemilia sua proprietaria. Costruito dal triumviro Emilio Lepido, è citato da Orazio nell’Ars Poetica. La sua ubicazione non è conosciuta, anche se sappiamo che un suo lato confinava con una fonderia di bronzo. Nel quarto secolo fu convertito in un bagno pubblico e rinominato Balneum Polycleti. Si sa di un’altra scuola ubicata nei pressi del Teatro di Pompeo.
Nei tempi imperiali pare che fosse già operante, ai tempi dell’imperatore Claudio, il Ludus Matutinus, che si trova accanto al Colosseo adiacente agli altri tre ludi costruiti in età domizianea: Magnus, Gallicus e Dacicus.
Il Ludus Matutinus era la scuola di combattimento dove si addestravano i bestiarii e gli animali per le venationes, gli spettacoli di caccia che si tenevano tradizionalmente di mattina (donde il nome, anche se qualcuno parla di derivazione dalla dea Mater Matuta). Si trovava forse tra il tempio del Divo Claudio sul Celio e l’antica via del vicus Capitis Africae, dove furono viste le fondazioni ellittiche della cavea in scavi effettuati nel 1938. Sembra essere stato realizzato sopra un edificio più antico, forse il ludus bestiarius citato da Seneca.
La foto a sinistra è un particolare del plastico di Roma in età costantiniana conservato nel Museo della Civiltà Romana. Il Ludus Magnus è di fronte al Colosseo, leggermente sulla destra, mentre sulla sua sinistra c’è il Ludus Matutinus. Alle spalle c’è il tempio di Venere e Roma: tra questi e l’Anfiteatro si intravede la colossale statua di Helios Invictus, già di Nerone.
I resti attuali del Ludus Magnus, con parte dell’arena e degli alloggiamenti sono visibili sulla destra della foto qui sopra, presa dal satellite.
Il Ludus Magnus è stato ritrovato solo nel 1937 al di sotto di via di San Giovanni in Laterano. Metà dell’arena è stata scoperta ed è perfettamente visibile, con i locali destinati ai servizi e agli alloggi dei gladiatori (vere e proprie celle).
Il Ludus Magnus, come indica il nome, era il più importante e il più grande, ed era la principale scuola di gladiatori. Era uno dei quattro Ludi costruiti durante il regno di Domiziano, ed appare su un frammento della Forma Urbis. In esso alloggiava e si allenava la maggior parte dei gladiatori presenti a Roma e provenienti da tutte le altre province dell’impero.
Oltre agli alloggi comprendeva una arena, ellittica come quella del Colosseo (asse maggiore di 62 metri e asse minore di 45 metri), circondata da una cavea con gradinate che potevano accogliere fino a 3000 spettatori. Era collegato al Colosseo da un passaggio sotterraneo che fu tagliato alla fine dell’800 dallo scavo per far passare un condotto fognario (il c.d. chiavicone o fognone).
Il Ludus Gallicus, posto probabilmente accanto al Matutinus, e il Dacicus forse indicavano dal nome la provenienza dei gladiatori, ma ciò non è sicuro, poiché così venivano indicate anche alcune tipologie di combattenti.
Spartaco
Nell’anno 73 a.C., circa 70 gladiatori della scuola di Capua, guidati da Spartaco, si ribellarono, fuggirono ed innescarono una rivolta di schiavi che si riunirono in un esercito di 90.000 uomini. Essi tennero in scacco la repubblica romana per tre anni, prima che la rivolta fosse soffocata. L’organizzazione delle scuole fu pertanto mirata ad evitare questi incidenti. Vicino ad ogni scuola vi era una caserma di soldati, che al mattino consegnavano le vere armi ai gladiatori e le riprendevano la sera, evitando ogni disordine. Le scuole erano anzi considerate tanto sicure da essere poste all’interno delle città. I prigionieri non potevano fuggire, e potevano sperare di salvare la vita solo combattendo con valore nell’arena, così da attrarre l’attenzione di qualche potente che avrebbe rovesciato la loro sorte liberandoli. Questa remota possibilità di libertà era in sostanza il mito che permetteva ai gladiatori di sopportare il loro destino.