Fonti

Bibliografia   Fondamentale
Bibliografia approfondita
Fonti   Classiche
Giochi anfiteatrali

Molte delle fotografie sono mie. Per le altre immagini (e per le informazioni) ho attinto abbondantemente alle seguenti opere:

AA. VV. – Anfiteatro Flavio – Immagine Testimonianze Spettacoli – Quasar, 1988
AA. VV. – Sangue e Arena (catalogo della mostra) – Ministero Beni Culturali – Soprintendenza Archeologica di Roma – Electa, 2001.
AA. VV. – Il Colosseo – a cura di Ada Gabucci – Electa, 1999
AA. VV. – Rota Colisei – La valle del Colosseo attraverso i secoli – A cura di Rossella Rea – © Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Archeologica di Roma – Realizzazione editoriale Electa, 2002
Abbondanza,  L., The Valley of the Colosseum; Soprintendenza Archeologica di Roma, 1997.
Bosi, R., Il Grande Libro di Roma, Arnoldo Mondadori, 1988
Cozzo, G., Il Colosseo. L’anfiteatro Flavio nella tecnica edilizia, nella storia delle strutture, nel concetto esecutivo dei lavori, Rome, Palombi, 1971;
Lanciani, R., Rovine e scavi di Roma antica; Quasar, 1985
Lugli, G., The Flavian Amphitheatre; Giovanni Bardi, Italy, 1971.
Luciani, R., Il Colosseo, Istituto Geografico De Agostini, 1993;
Cornell, T. – Matthews, J.: Atlante del Mondo Romano, Istituto Geografico De Agostini, 1982;
AA.VV.: Frondose Arcate – Il colosseo prima dell’archeologia (catalogo della mostra) – Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza Archeologica di Roma, Electa, 2000;
AA. VV.: Amphitheatrum Naturae – a cura di Giulia Caneva, Electa 2004
Giuliani, C. F., L’edilizia nell’antichità, La Nuova Italia Scientifica, 1990;
Auguet, R., Cruelty and Civilization -The Roman Games, Routledge, 1994.
Touring Club Italiano, Roma e Dintorni, TCI 1977
SPQR – Comune di Roma; Roma Sotterranea; a cura di Roberto Luciani; Fratelli Palombi Editori – Roma Cataloghi, 1985
Sabbatini Tumolesi, P., Epigrafia Anfiteatrale dell’Occidente Romano (Vol. I – Roma) – Quasar, 1988.

Per approfondire il tema, ho trovato questa bibliografia:
ALFÖLDY (Géza), ” Eine Bauinschrift aus dem Colosseum “, ZPE, 109, 1995, pp. 195-226.
BULIAN (G.), ” Resine epossidiche per il consolidamento di sei pilastri dell’anfiteatro flavio ” , L’industria tecnica delle costruzioni, A. N. C. E, 1980, nº 99, pp. 13-24.
COARELLI (Filippo), Guide archéologique de Rome, Paris, Hachette, 1998 (1980), pp. 131-135.
COLAGROSSI (P.), L’Anfiteatro Flavio nei suo venti secoli di storia, Florence, Libreria editrice fiorentina, 1913.
CONFORTO (Maria Letizia), DIEBNER (S.), GHINI (Giuseppina), NISTA (L.), PAPARATTI (E.), PARIS (R.), PENSABENE (Patrizio), REA (R.), REGGIANI (Anna Maria), SABBATINI TUMOLESI (P.), Anfiteatro Flavio : imagine, testimonianze, spettacoli, Rome, Quasar, 1988.
COZZO (Giuseppe), Ingegneria romana : maestranze romane, strutture preromane, , strutture romane, le costruzioni dell’anfiteatro Flavio, del Pantheon, dell’emissario del Fucino, Rome, Multigrafica, 1970 (Reprod. en fac-sim. de l’éd. de Rome, 1928), pp. 203-253.
COZZO (Giuseppe), Il Colosseo. L’anfiteatro Flavio nella tecnica edilizia, nella storia delle strutture, nel concetto esecutivo dei lavori, Rome, Palombi, 1971.
GIOVANNONI (G.), ” La zona del Colosseo ed il suo aspetto definitivo “, Capitolium, 1937, pp. 202-210.
HOMO (Léon), Lexique de topographie romaine, Paris, C. Klincksieck, 1900, pp. 10-16.
KNEALE (Matthew) – Storia di Roma in sette saccheggi, Bollati Boringhieri 2018.
LUGLI (Giuseppe), Roma Antica. Il centro monumentale, Rome, Bardi, 1946, pp. 319-346.
MACCO (Michela Di), Il Colosseo : funzione simbolica, storica, urbana, Rome, Bulzoni, 1971.
MANODORI (Alberto), Anfiteatri,circhi e stadi di Roma : i piu suggestivi monumenti dell’antichita rivivono tra storia e leggenda in spettacoli di sangue e di gloria : dai giochi dei gladiatori alle naumachie alle lotte con le belve, Rome, Newton Compton, 1982, pp. 75-110.
MOCCHEGIANI CARPANO (Claudio), LUCIANI (R.), ” I restauri dell’Anfiteatro Flavio “, RIA, 4, 1981, pp. 9-69.
MOCCHEGIANI CARPANO (Claudio), ” Interventi nell’Anfiteatro Flavio “, Roma, Archeologia nel centro, I : L’area archeologica centrale, 1985, pp. 122-124..
NASH (Ernest), Pictorial Dictionary of Ancient Rome, Londres, Thames and Hudson, 1968, 2 vol, tome 1, pp. 17-25.
PARKER (John Henry ), The Flavian amphitheater, Oxford, 1996.
PASCOLINI (Aldo), Il Colosseo, Rome, Armando, 1979.
PEARSON (J.), ” Arena. The story of the Colosseum “, BSEAA, 48, 1977, pp. 521-522.
PLATNER (Samuel Ball), ASHBY (Thomas), A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Rome, l’ERMA, 1965, (1ere édition Oxford-Londres, Oxford University Press, 1929), pp. 6-11.
QUENNELL, Peter. The Colosseum; Nesweek, New York, 1971.
RICHARDSON (Lawrence Jr.), A new topographical dictionary of ancient Rome, Baltimore, John Hopkins University Press, 1992 (1ere édition Oxford-Londres 1929), pp. 7-10.
RODOCANACHI (Emmanuel Pierre), Les Monuments antiques de Rome encore existants : les ponts, les murs, les voies, les enceintes de Rome, les palais, les temples, les arcs, Paris, Hachette, 1920, pp. 120-138.
SABLAYROLLES (Robert), ” Le Colisée brûle-t-il? “, Spectacula I, Actes du Colloque tenu à Toulouse et Lattes du 26 au 29 mai 1987, éd. par DOMERGUE Claude, LANDES Christian et PAILLER Jean-Marie, 1990, pp. 129-134.
SPINAZZOLA (Vittorio), L’Anfiteatro Flavio. Storia degli scavi ed ultime scoperte (1590-1895), Naples, R. Marghieri, 1907.
SUETONIUS, edited by Gavorse, Joseph. The Lives of the Twelve Caesars; Random House, New York, 1931.
WELLS, J. and BARROW, R.H. A Short History of the Roman Empire to the Death of Marcus Aurelius; Barnes and Noble, New York,1931.

FONTI ANTICHE

Il problema delle fonti originali è importante. Da dove provengono le notizie che abbiamo sul Colosseo e più in genere sul suo uso, sugli spettacoli, sui gladiatori? Le fonti più importanti sono quelle letterarie e le epigrafi., ma mancano assolutamente notizie dirette sugli esecutori dell’opera, sulla fonte dei finanziamenti (quella del bottino delle guerre giudaiche sembra ormai provata) e sulle fasi della costruzione.
Letteratura
Le fonti letterarie originali sull’anfiteatro di Roma sono scarse: si può dire che non superano le quattro pagine stampate. A volte sono successive ripetizioni della medesima citazione (… in quell’anno fu costruito…), e talvolta sono di interpretazione problematica.
Marziale è la fonte principale: a lui venne affidato il compito ufficiale di celebrare la dedicatio dell’anfiteatro, e nel poemetto De Spectaculis magnifica senza riserve la grandezza dei cesari, la realizzazione dell’opera, la sontuosità degli spettacoli. Il suo poema, infarcito di citazioni mitologiche, è utile solo indirettamente a capire come fossero strutturati gli spettacoli del Colosseo, ma parla poco di gladiatori, e molto di animali esotici e leggende di dei immortali. Purtroppo Marziale crea un gran rompicapo agli studiosi quando parla di naumachie. Nel passo non è chiaro se si tratti dell’anfiteatro o meno, comunque la citazione ha condizionato molti, che hanno tentato in tutti i modi di spiegare come l’arena si potesse riempire d’acqua per inscenare finte battaglie navali.
Seneca descrive meglio il clima degli spettacoli e la partecipazione degli spettatori non solo ai giochi, ma anche alle esecuzioni capitali che si tenevano all’ora di pranzo, nell’intervallo tra lo spettacolo mattutino e quello pomeridiano. Trapela il disgusto dell’intellettuale, non tanto per l’immoralità dello spettacolo in sé, ma per quelli che non combattono col valore che ci si aspetta da un gladiatore. Schiavo, forse condannato per terribili crimini, al più basso gradino della scala sociale, solamente dimostrando coraggio di fronte alla morte il gladiatore può ottenere rispetto. Seneca è ben lontano dal provare una pietas cristiana, ed è anche infastidito dal becero tifo degli spettatori. La sua è una disapprovazione estetica.
Lo stesso concetto riappare in forma diversa in Petronio, dove un personaggio si lamenta dello scarso valore dimostrato dai contendenti di un munus, e il suo disprezzo si estende persino al finanziatore dei giochi, reo di aver offerto uno spettacolo miserabile.

Epigrafi
I Romani amavano scrivere sul marmo, e vi è un gran numero di epigrafi, in tutto il mondo romano, che fa accenno all’organizzazione dei munera, ai gladiatori e alle loro scuole. Da alcune epigrafi sappiamo che a Roma vi erano una ratio a muneribus, un’altra a summi choragi, e che i compiti da svolgere all’interno di queste organizzazioni erano minuziosamente precisati. A volte è riportata la carriera e la tipologia di un gladiatore, a volte semplicemente la funzione che un personaggio svolgeva presso un anfiteatro o una scuola (amministratore, pagatore, oppure portiere), e da questa mole di indizi, classificati per argomento, data o località, si è costruita una base di lavoro.

Immagini
Le immagini del Colosseo ad esso contemporanee si trovano in pratica solo su alcune monete. Vi sono però altre immagini e affreschi di anfiteatri o di gladiatori. Notevolissimi alcuni mosaici. Le statuette in terra cotta dei gladiatori, costruite praticamente in serie, erano molto popolari presso i Romani, e sono utili per descriverne l’abbigliamento. Gladiatori appaiono anche su bicchieri e in ornamenti vari, per esempio un tintinnabulum (campanello) di bronzo.

Pompei
Inestimabili i ritrovamenti ottocenteschi. A Pompei è stato scavato l’anfiteatro e la caserma di gladiatori, dove sono stati trovati elmi, scudi, armature da parata e da allenamento, armi e suppellettili.

Fonti letterarie classiche sull’Anfiteatro Flavio e le pubbliche celebrazioni

Petronio Arbitro
Satyricon, XLV
Oro te, inquit Echion centonarius, melius loquere. ‘Modo sic, modo sic’, inquit rusticus: varium porcum perdiderat. Quod hodie non est, cras erit: sic vita truditur. Non mehercules patria melior dici potest, si homines haberet. Sed laborat hoc tempore, nec haec sola. Non debemus delicati esse; ubique medius caelus est. Tu si aliubi fueris, dices hic porcos coctos ambulare. Et ecce habituri sumus munus excellente in triduo die festa; familia non lanisticia, sed plurimi liberti. Et Titus noster magnum animum habet, et est caldicerebrius. Aut hoc aut illud erit, quid utique. Nam illi domesticus sum, non est miscix. Ferrum optimum daturus est, sine fuga, carnarium in medio, ut amphitheater videat. Et habet unde. Relictum est illi sestertium tricenties: decessit illius pater male. Vt quadringenta impendat, non sentiet patrimonium illius, et sempiterno nominabitur. Iam Manios aliquot habet et mulierem essedariam et dispensatorem Glyconis, qui deprehensus est cum dominam suam delectaretur. Videbis populi rixam inter zelot et amasiunculos. Glyco autem, sestertiarius homo, dispensatorem ad bestias dedit. Hoc est se ipsum traducere. Quid servus peccavit, qui coactus est facere? Magis illa matella digna fuit quam taurus iactaret. Sed qui asinum non potest, stratum caedit. Quid autem Glyco putabat Hermogenis filicem unquam bonum exitum facturam? Ille miluo volanti poterat ungues resecare; colubra restem non parit. Glyco, Glyco dedit suas; itaque quamdiu vixerit, habebit stigmam, nec illam nisi Orcus delebit. Sed sibi quisque peccat. Sed subolfacio quia nobis epulum daturus est Mammaea, binos denarios mihi et meis. Quod si hoc fecerit, eripiat Norbano totum favorem. Scias oportet plenis velis hunc vinciturum. Et revera, quid ille nobis boni fecit? Dedit gladiatores sestertiarios iam decrepitos, quos si sufflasses, cecidissent; iam meliores bestiarios vidi. Occidit de lucerna equites; putares eos gallos gallinaceos: alter burdubasta, alter loripes, tertiarius mortuus pro mortuo, qui haberet nervia praecisa. Vnus licuius flaturae fuit Thraex, qui et ipse ad dictata pugnavit. Ad summam, omnes postea secti sunt; adeo de magna turba ‘Adhibete’ acceperant: plane fugae merae. ‘Munus tamen, inquit, tibi dedi — et ego tibi plodo.’ Computa, et tibi plus do quam accepi. Manus manum lavat.

Traduzione:

«Ma per piacere» lo interrompe Echione, il rigattiere, «non hai niente di più allegro da raccontarci? “Un po’ su e un po’ giù”, disse il contadino, dopo aver perso il maiale pezzato. Quello che non è oggi, sarà
domani. Così va la vita. S e solo ci fossero degli uomini con gli attributi, santiddìo, questo sì che sarebbe il migliore dei paesi! Ma adesso è piena crisi, e mica solo qui da noi. Non dobbiamo fare tanto i difficili: tutto il mondo è paese. Se tu abitassi da un’altra parte, diresti che qui dalle nostre parti i maiali vanno in giro per le strade già belli e cotti.
E poi abbiamo la prospettiva di goderci tre giorni di magnifico spettacolo: al posto dei gladiatori di professione un bel grappolo di liberti. Il nostro Tito ha un cuore grosso così ed è pieno di iniziative. Comunque, o questo o quello, alla fin fine qualcosa succederà. Non è tipo da fare le cose a metà, credete a me che con lui sono culo e camicia. Farà gareggiare i più grossi campioni in duelli all’ultimo sangue, col gran massacro finale al centro, che possano vedere tutti gli spettatori. I mezzi per farlo ce li ha. Quando suo padre buonanima è morto, lui si è beccato trenta milioni di sesterzi. Se anche ne spende quattrocentomila, il suo gruzzolo certo non ne risente, e lui verrà ricordato in eterno.
Ha già per le mani qualche bel pezzo di galera, più una tizia che combatte sul carro e il tesoriere di Glicone, quello che l’hanno beccato mentre se la faceva con la padrona. E in mezzo al pubblico vedrai che risse tra i mariti gelosi e i seduttori di professione. E quel pezzente di Glicone, che ha fatto buttare il tesoriere tra le belve? Questo sì che è svergognarsi agli occhi di tutti! Che colpa aveva il servo, se era la padrona che lo costringeva a farlo? Lei piuttosto, quella troiona, meriterebbe che se la sbattesse un toro. Ma è proprio vero che chi non può bastonare l’asino, se la prende col basto. E poi Glicone che cosa si credeva, che dalla gramigna di Ermogene venisse fuori qualcosa di buono? Avrebbe anche potuto tagliare le unghie a un nibbio in volo, tanto da un serpente non nasce mica una corda. E Glicone, Glicone ha avuto
quello che si meritava: le corna se le porta dietro finché campa, e non gliele toglie nemmeno il diavolo in persona. Chi rompe paga, e i cocci son tutti suoi. Io sento già il profumo del banchetto che ci offrirà Mammea, e le due monete d’oro che ci scapperanno per me e per i miei. Se lo farà davvero, porterà via a Norbano tutto il favore della gente. Puoi scommetterci che per lui sarà un trionfo. Ma, a conti fatti, da quello lì che cosa ci abbiamo ricavato? Ha fatto gareggiare dei gladiatori da due lire, con un piede nella bara, che li sbattevi a terra con un soffio. In passato ho visto dei condannati che di fronte alle bestie erano molto meglio di loro. Ha fatto ammazzare dei cavalieri da lampade, che sembravano dei galli da pollaio. Uno era da caricarlo sul mulo, l’altro aveva i piedi piatti e il terzo, che doveva sostituire un morto, era già
morto pure lui con i tendini tagliati. L’unico con un po’ di fiato da spendere era un Trace, ma pure lui combatteva come se fosse in palestra. Alla fine li dovettero frustare, tanto la folla gridava “Dàgli, dàgli!”:
dei veri campioni dell’arte della fuga. “Io comunque uno spettacolo te l’ho offerto”, dice lui. E io ti rispondo: “Ti ho battuto le mani. Tu fatti i tuoi bravi conti, e vedrai che ti ho dato più di quello che ho
ricevuto. Una mano lava l’altra”»



Plinio il Vecchio sull’invenzione dell’anfiteatro (Historia Naturalis, Mayhoff Edition, XXXVI, 116-120 – Per il testo completo cliccate qui).

116Aufert animum et a destinato itinere degredi cogit contemplatio tam prodigae mentis aliamque conectit maiorem insaniam e ligno. C. Curio, qui bello civili in Caesarianis partibus obiit, funebri patris mundere cum opibus apparatuque non posset superare Scaurum — unde enim illi vitricus Sulla et Metella mater proscriptionum sectrix? unde M. Scaurus pater, totiens princeps civitatis et Mariani sodalicii rapinarum provincialium sinus? cum iam ne ipse quidem Scaurus sibi par esse posset, quando hoc certe incendi illius praemium habuit convectis ex orbe terrarum rebus, ut nemo postea par esset insaniae illi —
117ingenio ergo utendum suo Curioni et aliquid excogitandum fuit. operae pretium est scire, quid invenerit, et gaudere moribus nostris ac verso modo nos vocare maiores. theatra iuxta duo fecit amplissima ligno, cardinum singulorum versatili suspensa libramento, in quibus utrisque antemeridiano ludorum spectaculo edito inter sese aversis, ne invicem obstreperent scaenae, repente circumactis — ut constat, post primos dies etiam sedentibus aliquis —, cornibus in se coeuntibus faciebat ampitheatrum gladiatorumque proelia edebat, ipsum magis auctoritatum populum Romanum circumferens.
118quid enim miretur quisque in hoc primum, inventorem an inventum, artificem an auctorem, ausum aliquem hoc excogitare an suscipere an iubere? super omnia erit populi sedere ausi furor tam infida instabilique sede. en hic est ille terrarum victor et totius domitor orbis, qui gentes, regna diribet, iura exteris mittit, deorum quaedam immortalium generi humano portio, in machina pendens et ad periculum suum plaudens!
119quae vilitas animarum ista aut quae querella de Cannis! quantum mali potuit accidere! hauriri urbes terrae hiatibus publicus mortalium dolor est: ecce populus Romanus universus, veluti duobus navigiis inpositus, binis cardinibus sustinetur et se ipsum depugnantem spectat, periturus momento aliquo luxatis machinis!
120et per hoc quaeritur tribuniciis contionibus gratia, ut pensiles tribus quatiat, in rostris quid non ausurus apud eos, quibus hoc persuaserit! vere namque confitentibus populus Romanus funebri munere ad tumulum patris eius depugnavit universus. variavit hanc suam magnificentiam fessis turbatisque cardinibus et amphitheatri forma custodita novissimo die diversis duabus per medium scaenis athletas edidit raptisque e contrario repente pulpitis eodem die victores e gladiatoribus suis produxit. nec fuit rex Curio aut gentium imperator, non opibus insignis, ut qui nihil in censu habuerit praeter discordiam principum.

Elenco di fonti Classiche tratto da R. Rea (Anfiteatro Flavio – Quasar, 1988)

l. CHRONOGR. a 354: Hic (Vespasianus) prior tribus gradibus amphiteatrum dedicavit.

2. CHRONOGR. a. 354: Hic (Titus) amphitheatro a tribus gradibus patris sui duos adiecit.

3. CHRONOGR. a. 354: Domitianus imperavit annos XVII, menses V. dies V. Hoc imperante multae operae publicae fabricatae sunt; atria VII, horrea piperataria, ubi modo est basilica Constantiniana et horrea Vespastani, templum Castorum et Minervae, portam Capenam, gentem Flaviam, Divorum, Iseum et Serapeum, Minervam Chalcidicam, Odeum, Minuciam veterem, Stadium, et thermas Titianas et Traianas, Amphiteatrum usque ad clypea, templum Vespasiani et Titi, Capitolium, Senatum, ludos IIII, Palatium, Metam Sudantem et Panteum.

4a. SVET., Vesp. XI,1, Fecit et nova opera templum Pacis Foro proximum Divique Claudi in Caelio monte coeptum quidem ab Agrippina, sed a Nerone prope funditus desctructum; item amphitheatrum urbe media, ut destinasse comperat Augustum.

4b. SVET., Tit., VII,3 … amphitheatro dedicato thermisque tuxta celeriter exstructis munus edidit apparatissimum largissimunque; dedit et navale proeilum in veteri naumachia, ibidem et gladiatores atque uno die quinque milia omne genus ferarum.

4c. SVET., Dom., IV,1 Spectacula assidue magnifica et sumptuosa edidit non in amphitheatro modo, verum et in circo, ubi … ; at in amphitheatro navale quoque.

IDEM, IV, 2. Edidit navalis pugnas paene iustarum classium, effosso et circumstructo iuxta Tiberim lacu, atque inter maximas imbres perspectavit. Fecit et ludos Saeculares..

IDEM, V. Novam autem excitavit aedem in Capitolo Custodi Iovi et forum quod nunc Nervae vocatur, item Flaviae templum gentis et stadium et odium et naumachiam, e cuius postea lapide maximus circus deustis utrimque lateribus extructus est.

5. CASS. Dio, LXVI, 25,1-5; 26, l. (in greco)

6. ACTA FRATRUM ARVALIUM, anno 80 d.C.; C.I.L. VI, 1, 2059. Loca adsignata in amphit(H)eatro. / L. Aelio Plautio Lamia, Q. Pactumeio Fr(o)ntone cos., / acceptum ab Laberio Maximo, procuratore, praef(ecto) annonae, / L. Vennuleio Apronano (sic) mag(istro), curatore Thyrso l(iberto) / fratribus Arvalibus maeniano I cun(eo) XII, gradib(us) marmo(oreis) VIII; gradu 1 p(edes) V/ (quadrantem, semunciam, sicilicum), f(iunt) ped(es) XXXXII (semis); [[gradu I uno p(edes) XXII (semis);]] et m(a)eniano [[summo]] II / cun(eo) VI gradib(us) marm(oreis) IV, gradu I uno p(edes) XX[[II]] (semis); et maeniano / summo in ligneis tab(ulatione) LIII, gradibus XI, gradu I ped(es) V, (trientem, semunciam) grad(u) XI ped(es) V (semissem, uncias quinque, sicilicum), f(iunt) ped(es) LXIII (semis) (unciae quinque semunci); summa ped(es) CXXVIII (semis unciae quinque, semuncia).

7. EUTROP., VII 21, 4: Hic (Titus) Romae amphiteatrum aedificavit et quinque milia ferarum in dedicatione eius occidit.

AUR. VICT., De Caes. 10, 5 : Ita biennio post ac menses fere novem amphiteatri Perfecto opere lautusque veneno interiit (Titus)…

HIERON., Chron p. 189 (anno p.C. 79): Titus amphitheatrum Romac aedificat…

CASSIOD., Var. V, 425: Maximo v.i. consuli Theodericus rex …. : Hoc Titi potentia principalis, divitiarum profuso lumine, cogitavit aedificium fieri, unde caput urbium potuisset.

CASSIOD., Chron. (M.G.H., A.A. XI, p. 139, 711-712) (anno p. c. 83): Domitianus II et Rufus II. His conss. Titus amphitheatrum Romae aedificavit et in dedicatione eius V milia ferarum occidet.

PROSP., Chron (M. G. H., A. A. IX, p. 416, 495-496): Domitiano IIII et Rufo (coss). Titus amphitheatrum Romae aedificavit et in dedicatione eius V milla ferarum occidit.

BEDA, Chron. maiora (M. G. H., A. A. XIII, p. 285, 300): Hic (Titus) amphitheatrum Romae aedificat et in dedicatione eius V milia ferarum occidit

8. M. VALERIUS MARTIALIS,  De Spectaculis, I:
Barbara pyramidum sileat miracula Memphis,
Assiduus jactet nec Babylona labor.
Nec Triviæ Templo molles laudentur honores,
Dissimuletque Deum cornibus ara frequens.
Aere nec vacuo pendentia Mausolea
Laudibus immodicis Cares in astra ferant.
Omnis Cæsareo cedat labor Amphiteatro:
Unum pro cunctis Fama loquatur opus.

IDEM, De Spectaculis, II
Hic ubi sidereus propius videt astra colossus
et crescunt media pegmata celsa via,
invidiosa feri radiabant atria regis
unaque iam tota stabat in urbe domus.
Hic ubi conspicui venerabilis amphitheatri
erigitur moles, stagna Neronis erant.
Hic ubi miramur velocia numera thermas,
abstulerat miseris tecta superbus ager.
Claudia diffusas ubi porticus explicat umbras,
ultima pars aulae deficientis erat.
Reddita Roma sibi est et sunt te praeside, Caesar,
deliciae populi, quae fuerant domini.

IDEM, De Spect., XXX (XXVIII)
Augusti labor hic fuerat committere classes
et freta navali sollicitare tuba.
Caesaris haec nostri pars est quota? vidit in undis et Thetis
ignotas et Galatea feras;
vidit in aequoreo ferventes pulvere currus
et domini Triton isse putavit equos:
dumque parat saevis ratibus fera proelia Nereus,
horruit in liquidis ire pedestris aquis.
Quidquid et in circo spectatur et amphitheatro,
dives Caesarea praestitit unda tibi.
Fucinus et diri taceantur stagna Neronis:
hanc norint unam saecula naumachiam.

9a. HIER, Chron., p. 191: multa opera Romae facta, in quis … Ludus Matutinus, Mica Aurea, Meta Sudans ..

9b. PROSP., Chron.: Multa opera Romae facta, in quis Capitolium… Meta Sudans..

9C. CASSIOD., His (Domitiano X117I et Clemente II) conss. insignissima Romae facta sunt, id est … Meta Sudans..

Paul McCartney è uno dei pochi ai quali è stato permesso uno spettacolo all’INTERNO del Colosseo. Il giorno dopo, al concerto all’esterno dell’Anfiteatro pare fossimo 500.000!!.

10. AMMIANUS MARCELLINUS,  Rerum Gestarum Libri  16.10.14  (ca. A.D. 380):
Non enim, ut per civitates alias, ad arbitrium suum certamina finiri patiebatur, sed ut mos est variis casibus permittebat. Deinde intra septem montium culmina per adclivitates planitiemque posita urbis membra conlustrans et suburbana, quicquid viderat primum, id eminere inter alia cuncta sperabat: Iovis Tarpei delubra, quantum terrenis divina praecellunt: lauacra in modum provinciarum extructa: amphitheatri molem solidatam lapidis Tiburtini compage, ad cuius summitatem aegre visio humana conscendit: Pantheum velut regionem teretem speciosa celsitudine fornicatam: elatosque vertices scansili suggestu consulum et priorum principum imitamenta portantes, et Urbis templum forumque Pacis et Pompei theatrum et Odeum et Stadium aliaque inter haec decora urbis aeternae.

11. RUFIUS CECINA FELIX LAMPADIUS – Questa iscrizione venne restaurata tra il 1814 ed il 1822 e di nuovo, con maggior precisione, nel 1986. Si riferisce alle riparazioni effettuate nel 443 o 444durante il regno di Teodosio II e Valentiniano III. Questa pietra è particolarmente importante perché è stata scolpita su un blocco di marmo cancellando una precedente iscrizione a lettere bronzee, che venne decifrata nel 1995 scoprendo che commemorava la prima inaugurazione dell’anfiteatro da parte di Vespasiano e che confermava l’ipotesi che il Colosseo fu costruito con le spoglie di guerra, ovvero il bottino della guerra giudaica ed il sacco del tempio di Gerusalemme.

Salv[is dd.]nn. (= dominis nostris duobus) Theodosio et Placido V[alentiniano Augg.(= Augustis duobus)] / Rufi.[us] Caecina Felix Lampadius v(ir) c(larissimus) [et inl(ustris) praef(ectus) urbi] / har.[e]nam amphiteatri a novo una cum po[dio et pulpito (?) et portis] / p[ost]icis sed et reparatis spectaculi gradibus [ex sumptu suo restituit(?)].

TRADUZIONE (perdonate se non perfetta, è mia!)
“Salvi i nostri signori Theodosius e Placidus Valentinianus Augusti, Rufius Caecina Felix Lampadius, distintissimo e illustre prefetto della città ,restaurò nuovamente a sue spese l’arena dell’anfiteatro insieme al podium e piattaforma e porte di servizio, ma anche le gradinate riparate per assistere.

12. L’iscrizione di VENANTIUS BASILIUS commemora i lavori che il Praefectus Urbi Decius Marius Venantius Basilius aveva fatto eseguire – a sue spese – per riparare l’arena ed il podio, daneggiati da un terremoto “abominandus”.
IL TESTO
Decius Marius Venantius
Basilius v(ir) c(larissimus) et inl(ustris) praef(ectus)
urb(i) patricius consul
ordinarius arenam et
podium quae abominandi terrae motus ruina prostravit sum(p)tu proprio restituit


LA TRADUZIONE
DECIUS MARIUS VENANTIUS BASILIUS,
PREFETTO DELLA CITTA’ UOMO CELEBRE E ILLUSTRE, PATRIZIO E CONSOLE ORDINARIO,
A SUE SPESE RESTAURO’ L’ARENA ED IL PODIO CHE UN TERRIBILE TERREMOTO AVEVA RIDOTTO IN ROVINA

13. VALERIUS MAXIMUS
FACTORVM ET DICTORVM MEMORABILIVM LIBRI NOVEM
4.5.1 Sed ut a laudibus eius ad facta ueniamus, a condita urbe usque ad Africanum et Ti. Longum consules promiscuus senatui et populo spectandorum ludorum locus erat. numquam tamen quisquam ex plebe ante patres conscriptos in theatro spectare sus tinuit: adeo circumspecta ciuitatis nostrae uerecundia fuit. quae quidem certissimum sui documentum etiam illo die exhibuit, quo L. Flamininus extrema in parte theatri constitit, quia a M. Catone et L. Flacco censoribus senatu m<otus> fuerat, consulatus iam honore defunctus, frater etiam T. Flaminini Macedoniae Philippique uictoris: omnes enim transire eum in locum dignitati suae debitum coegerunt.

14. CIL 06, 00955 (p 3070, 3777, 4309)        
Imp(eratori) Caesari / divi Nervae f(ilio) / Nervae Traiano / Aug(usto) Germanico / Dacico pontifici / maximo tribunic(ia) / pot(estate) VII imp(eratori) IIII co(n)s(uli) V p(atri) p(atriae) / tribus XXXV / quod liberalitate / Optimi principis / commoda earum etiam / locorum adiectione / ampliata sint

SENECA – Epistole morali, I, Epistola VII a Lucilio.
Epistulae morales ad Lucilium – Una raccolta di 124 lettere che trattano argomenti di etica scritte al suo amico Lucilio.

VII. SENECA LUCILIO SUO SALUTEM

Casu in meridianum spectaculum incidi, lusus exspectans et sales et aliquid laxamenti quo hominum oculi ab humano cruore acquiescant. Contra est: quidquid ante pugnatum est misericordia fuit; nunc omissis nugis mera homicidia sunt. Nihil habent quo tegantur; ad ictum totis corporibus ex positi numquam frustra manum mittunt. [4] Hoc plerique ordinariis paribus et postulaticiis praeferunt. Quidni praeferant? non galea, non scuto repellitur ferrum. Quo munimenta? quo artes? omnia ista mortis morae sunt. Mane leonibus et ursis homines, meridie spectatoribus suis obiciuntur. Interfectores interfecturis iubent obici et victorem in aliam detinent caedem; exitus pugnantium mors est. Ferro et igne res geritur. [5] Haec fiunt dum vacat harena. ‘Sed latrocinium fecit aliquis, occidit hominem.’ Quid ergo? quia occidit, ille meruit ut hoc pateretur: tu quid meruisti miser ut hoc spectes? ‘Occide, verbera, ure! Quare tam timide incurrit in ferrum? quare parum audacter occidit? quare parum libenter moritur? Plagis agatur in vulnera, mutuos ictus nudis et obviis pectoribus excipiant.’ Intermissum est spectaculum: ‘interim iugulentur homines, ne nihil agatur’. Age, ne hoc quidem intellegitis, mala exempla in eos redundare qui faciunt? Agite dis immortalibus gratias quod eum docetis esse crudelem qui non potest discere.

Verso mezzogiorno sono capitato per caso a uno spettacolo; mi attendevo qualche scenetta comica, qualche battuta spiritosa, un momento di distensione che desse pace agli occhi dopo tanto sangue. Tutto al contrario: di fronte a questi i combattimenti precedenti erano atti di pietà; ora niente più scherzi, ma veri e propri omicidi. I gladiatori non hanno nulla con cui proteggersi; tutto il corpo è esposto ai colpi e questi non vanno mai a vuoto. La gente per lo più preferisce tali spettacoli alle coppie normali di gladiatori o a quelle su richiesta del popolo. E perché no? Non hanno elmo né scudo contro la lama. Perché schermi protettivi? Perché virtuosismi? Tutto ciò ritarda la morte. Al mattino gli uomini sono gettati in pasto ai leoni e agli orsi, al pomeriggio ai loro spettatori. Chiedono che gli assassini siano gettati in pasto ad altri assassini e tengono in serbo il vincitore per un’altra strage; il risultato ultimo per chi combatte è la morte; i mezzi con cui si procede sono il ferro e il fuoco. E questo avviene mentre l’arena è vuota. “Ma costui ha rubato, ha ammazzato”. E allora? Ha ucciso e perciò merita di subire questa punizione: ma tu, povero diavolo, di che cosa sei colpevole per meritare di assistere a questo spettacolo? “Uccidi, frusta, brucia! Perché ha tanta paura a slanciarsi contro la spada? Perché colpisce con poca audacia? Perché va incontro alla morte poco volentieri? Lo si faccia combattere a sferzate, che si feriscano a vicenda affrontandosi a petto nudo.” C’è l’intervallo: “Si scanni qualcuno, intanto, per far passare il tempo.” Non capite nemmeno questo, che i cattivi esempi si ritorcono su chi li dà? Ringraziate gli dei perché insegnate a essere crudele a uno che non può imparare.…

Francesco Petrarca scrisse in una lettera del 1349:
“… cecidit aedificiorum veterum neglecta civibus, stupenda peregrinis moles” (i grandi edifici che tanto stupiscono i pellegrini caddero tra le vecchie case abbandonate dai cittadini)

Vedi anche, sull’argomento dei giochi:
Barton, Carlin, The Sorrows of the Ancient Romans: The Gladiator and the Monster (Princeton 1993).
Cagniart, Pierre, “The Philosopher and the Gladiator,” CW 93 #6 (July/August 2000) 607-18.
Futrell, Alison, Blood in the Arena: The Spectacle of Roman Power (Austin 1997).
Hopkins, Keith, Death and Renewal (Cambridge 1983).
Hornblower, Simon and Spawforth, Antony (edd.), “venationes” in the Oxford Classical Dictionary, third edition, (Oxford 1996), 1586.
Humphrey, John H., “Roman Games” in Civilization of the Ancient Mediterranean: Greece and Rome, vol. II, 1153-65.
Plass, Paul, Arena Sport and Political Suicide (Madison 1995)
Ville, G., “La guerre et le Munus”, J.-P. Brisson (ed.), Problèmes de la guerre à Rome (Paris, 1969)
Wiedemann, Thomas, Emperors & Gladiators (London and New York 1995).

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