Battaglie navali

Le naumachie
erano battaglie navali riprodotte in un apposito bacino che poteva essere riempito d’acqua. Gli attori erano in genere criminali condannati a morte. Questi spettacoli, che a quanto pare si tennero solo nella città di Roma, erano costosissimi, poiché le navi erano complete in tutti dettagli, e manovravano come vere navi in battaglia. I Romani chiamavano questi spettacoli navalia proelia (battaglie navali) ma essi sono conosciuti con l’equivalente termine greco naumachia, che venne ad indicare al tempo stesso lo spettacolo ed il sito costruito allo scopo.

Le naumachie spesso intendevano riprodurre famose battaglie storiche, come quella dei Greci che batterono i persiani a Salamina, o quella degli abitanti di Corfù contro la flotta di Corinto. Gli spettacoli dovevano essere impressionanti: in una naumachia si costruì una fortezza al centro del bacino, così che gli “Ateniesi” potessero sbarcare ed impadronirsi della piazzaforte “Siracusana”. Si dovevano seguire le fasi della vera battaglia, ed il pubblico si esaltava alle manovre dei soldati e alla vista delle macchine da guerra.

In genere erano i criminali a dover combattere, ma talvolta vi erano delle troupe, come in una riproduzione storica, e altre volte veri marinai e soldati. Marziale racconta che si tennero delle naumachie al Colosseo nei primi anni dopo l’inaugurazione, ma gli archeologi moderni (Lugli) sostengono che esse furono abbandonate poiché “erano necessari molti preparativi per rendere l’arena stagna e riempirla ad una altezza sufficiente (1,5 m) per potervi far galleggiare le navi”. Ci si è chiesto come si potesse riuscire ad allagare il Colosseo, e ciò ha condotto alcuni archeologi a ritenere che i sotterranei dell’arena siano stati scavati solo alcuni anni dopo l’inaugurazione, ed in effetti così è stato provato, poiché i più antichi bolli sui mattoni dei muri costruiti sotto l’arena sono dell’epoca di Domiziano (a parte i numerosi rifacimenti dei secoli successivi.

La prima naumachia si tenne a Roma in un bacino temporaneo scavato nel Campo Marzio, e fu finanziata da Cesare nel 46 a.C. per celebrare il suo trionfo. Fu ricreata una battaglia tra Fenici ed Egiziani. Ai romani lo spettacolo piacque moltissimo, pertanto Augusto organizzò altre naumachie nei Septa, un grande complesso monumentale con uno spazio aperto di 300 x 120 metri, circondato da portici e arricchito da opere d’arte prese dai paesi conquistati. E’ ovvio che Augusto intendesse celebrare la potenza della flotta romana, poiché il suo stesso potere discendeva dalla vittoria navale di Azio, ove il suo genero Agrippa, costruttore del Pantheon, era stato l’ammiraglio della flotta. Per la prima volta dai tempi di Caio Duilio, vincitore contro Cartagine, un ammiraglio era stato più celebrato di un generale delle armate di terra. L’orgoglio dei romani per la loro marina militare si rifletteva negli spettacoli delle battaglie navali, un po’ come accade a noi moderni quando andiamo agli show degli aerei da caccia o quando visitiamo le portaerei.

La stampa di una naumachia al Colosseo

A Roma, Augusto e Domiziano fecero scavare dei bacini apposta per le naumachie. Il bacino di Augusto misurava 546 metri per 359. Per portarvi l’ acqua, detta “Alsietina”, o “Aqua Augusta”, fu costruito un acquedotto: l’Alsietino, lungo 22.000 passi, dal lago che oggi si chiama di Martignano, presso il lago di Bracciano. Trenta navi e tremila uomini parteciparono all’inaugurazione della naumachia di Augusto, che era ancora in funzione ai tempi di Nerone e di Tito. Più tardi, anche Domiziano costruì una naumachia, ma il luogo preciso è ancora oggetto di dibattito.

Sappiamo che l’imperatore Claudio tenne una naumachia nel lago del Fucino, nel 52 d.C., per l’inaugurazione della galleria di drenaggio delle acque del lago. La galleria, che funzionò sino al IV secolo, conduceva l’acqua nella vicina valle del Liri, attraversando un monte, e fu un capolavoro di ingegneria (il lago fu prosciugato di nuovo solo nel 19º secolo). In quella naumachia zattere ricolme di pretoriani vennero disposte tutt’intorno alla scena, per prevenire fughe da parte dei gladiatori che parteciparono allo spettacolo, ed una folla immensa di spettatori si radunò sulle montagne intorno al lago. In quell’occasione – ma non sembra essere stata la regola – ai sopravvissuti venne accordata la grazia.

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