Imperatori

Nerone (Nero Claudius Drusus Germanicus) (Anzio, 37 d.C.– Roma, 9 giugno 68).
Figlio di Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, che dopo aver sposato Claudio riuscì a fargli adottare il giovane Nerone, assicurandone la successione come imperatore nel 54. Nerone ricevette una raffinata educazione, e nei primi anni del suo regno fu strettamente controllato da sua madre, dal suo tutore Seneca e dal Praefectum Pretorii Afranio Burro. In seguito prevalsero il suo carattere dispotico e autoritario e le sue tendenze dittatoriali, sostenute dalla plebe che lo adorava a motivo della sua liberalità.

Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus, conosciuto come Nerone

Nerone si liberò del fratello Britannico nel 55, della madre nel 59 e della prima moglie Ottavia (in seguito egli sposò Poppea e Messalina) e di Burro nel 62. Dopo l’incendio di Roma del 64, ricostruì la città e la sua residenza, la Domus Aurea. Accusato di aver provocato l’incendio, ne addossò la colpa ai cristiani, che perseguitò. Odiato dai senatori, nel 65 Nerone represse con ferocia un complotto per ucciderlo, organizzato da Lucio Calpurnio Pisone e altri cittadini importanti. Tra i tanti, in questo frangente morirono il filosofo Seneca ed il poeta Lucano. Una favorevole campagna di guerra contro i Parti, guidata da Gneo Domizio Corbulo, fece riguadagnare a Roma il controllo dell’Armenia, ed in questo periodo la sua popolarità era incontrastata. A Corinto Nerone proclamò solennemente la libertà della Grecia, concedendo immunità fiscali a molte città e mostrando la sua predilezione per le province orientali dell’impero. Una serie di rivolte in Giudea, Gallia, Africa e Spagna – ove Galba fu proclamato imperatore dal senato e dai Pretoriani – causarono la sua caduta. Quando Nerone comprese che tutto era ormai perduto, ordinò a uno schiavo di ucciderlo.

Caesar Vespasianus Augustus, detto Vespasiano

Vespasiano (Titus Flavius Vespasianus) (Rieti, 17 Novembre 9 d.C. – Cutiliae, 24 giugno 79)
Proveniente da un’umile famiglia sabina, Vespasiano partecipò a missioni militari in Gallia e Britannia durante il regno di Claudio. Nel periodo neroniano fu inviato in Giudea per reprimere la rivolta (67) ed iniziò la sua campagna finché l’anarchia che seguì alla morte di Nerone lo costrinse a sospendere le operazioni. Vespasiano fu proclamato imperatore dalle legioni d’oriente, e riconosciuto come tale dal senato nel 69. Lasciata al figlio Tito la campagna giudaica, Vespasiano ritornò in Italia ed iniziò una ricostruzione dell’immagine e delle strutture imperiali. Egli intendeva apparire come il restauratore della pace, della legalità e dell’ordine, nel solco della tradizione augustea.Vespasiano rafforzò il dominio imperiale e ne assicurò la continuità ai propri figli Tito e Domiziano. Rispettò i privilegi del Senato, riorganizzò l’esercito, la difesa dei confini, il sistema giudiziario, e aumentò le tasse per raggiungere una stabilità finanziaria. Estese la cittadinanza (e la giurisdizione) romana all’Italia intera, ed iniziò la costruzione del Colosseo.

Titus Flavius Caesar Vespasianus Augustus, detto Tito

Tito (Titus Flavius Sabinus Vespasianus). (Roma, 39 – Cutiliae, 81)
Figlio di Vespasiano e Flavia Domitilla, pose termine alla guerra in Giudea con l’assedio di Gerusalemme e la distruzione del Tempio (70).Fu associato al potere da Vespasiano, e gli successe nel 79. Il suo breve regno fu segnato da calamità quali l’eruzione del Vesuvio e un incendio e pestilenza a Roma; in queste occasioni aiutò generosamente la popolazione. Mantenne la politica paterna di rispetto per il senato, finanziò grandiosi spettacoli e si astenne dal pronunciare sentenze di morte, tanto da essere chiamato clemente. Morì dopo due soli anni di regno.

Caesar Domitianus Augustus Germanicus, detto Domiziano

Domiziano (Caesar Domitianus Augustus, nome originale sino all’ 81, poi Titus Flavius Domitianus) (24 ottobre 51 – 18 settembre 96)
Secondo figlio del futuro imperatore Vespasiano e di Flavia Domitilla, fu princeps iuventutis (principe imperiale) e tenne il consolato sei volte durante la vita di Vespasiano; fu destinato a succedere al fratello Tito, che non aveva un figlio ed era 11 anni più anziano di lui. Alla morte di Vespasiano, nel giugno 79, Domiziano si attendeva la stessa posizione che Tito aveva goduto sotto Vespasiano, in particolare la nomina a tribuno e qualche forma di potere imperiale. Non avendole ottenute, Domiziano fu antagonista del fratello e si pensa che abbia favorito la sua scomparsa, avvenuta nell’81.

Come imperatore, Domiziano fu odiato dall’aristocrazia. E’ difficile separare il vituperio dalla verità negli autori dell’età traianea, Tacito e Plinio il Giovane, che scrissero di lui (Svetonio è meno partigiano), ma sembra accertato che la crudeltà e l’ostentazione furono alla base della sua impopolarità, piuttosto che l’incompetenza militare o amministrativa. In effetti, il suo stretto controllo della magistratura a Roma e nelle province gli valse l’encomio di Svetonio. Utilizzò come collaboratori liberti e nobili, alcuni dei quali mantennero i loro posti anche dopo la sua morte, e mantenne al loro posto i suoi più stretti consiglieri, compresi alcuni senatori. La sua politica militare ed estera non fu sempre coronata da successi: all’inizio del suo regno sia in Britannia che in Germania i Romani allargarono il loro territorio, e la costruzione del limes Reno-Danubio è più dovuta a Domiziano che ad altri imperatori. Peraltro, il consolidamento in Scozia fu ostacolato da serie guerre nella regione danubiana.
Nel solco della politica paterna tenne diversi consolati, ma la sua pretesa di essere chiamato dominus et deus (padrone e dio) provocò grave sconcerto. L’esecuzione del cugino Flavio Sabino nell’84 fu un evento isolato, ma nell’87 apparvero segnali di un malcontento più diffuso. La crisi arrivò con la rivolta di Antonino Saturnino, governatore della Germania Superiore, il 1 gennaio 89. La rivolta fu soffocata dall’esercito della Germania Inferiore, ma vi furono molte condanne a morte, e si iniziò ad utilizzare la legge sul tradimento per colpire i senatori. Gli anni dal 93 al 96 sono considerati un periodo di terrore mai eguagliato. Tra i nemici di Domiziano vi era un gruppo di senatori dottrinari, amici di Tacito e Plinio e capeggiati dal giovane Elvidio Prisco, il cui padre – omonimo – era stato giustiziato da Vespasiano. La loro dottrina stoica fu probabilmente alla base dell’espulsione da Roma dei filosofi, in due occasioni. Le difficoltà finanziarie di Vespasiano rappresentano un problema insoluto. Nel suo regno la crudeltà si presentò prima della rapacità, ma infine confiscò regolarmente le proprietà delle sue vittime. Il suo programma di realizzazioni urbanistiche fu intenso: Roma ricevette un nuovo foro (successivamente intitolato a Nerva) e molti altri edifici. Si costruì una nuova residenza sul Palatino ed una grande villa sui colli Albani. Intanto, le aumentate spese per l’esercito rappresentavano un costo fisso. Forse solo le confische effettuate gli permisero di evitare la bancarotta negli ultimi anni. Il complotto che ne provocò la morte, il 18 settembre 96, era guidato dai due prefetti del Pretorio, da alcuni funzionari di palazzo e dalla moglie Domizia Longina (figlia di Gneo Domizio Corbulo). Nerva, che assunse subito la guida del governo, deve ovviamente essere stato complice. Il Senato festeggiò la morte di Domiziano, ma l’esercito reagì male, e l’anno seguente insistette affinché i responsabili fossero puniti.

Marcus Ulpius Nerva Traianus (Traiano)

Traiano,
il cui nome originale era Marcus Ulpius Nerva Traianus nacque nel 53 nella Provincia  Baetica, adesso in Spagna. Fu il primo imperatore ad essere nato fuori dell’Italia. Figlio di un governatore provinciale accolto da Vespasiano nei ranghi senatoriali, si pensa che il futuro imperatore sia cresciuto a Roma o in vari acquartieramenti dell’esercito insieme al padre. Ricoprì le usuali magistrature, e comandò una legione in Spagna nell’89. Traiano godeva dei favori di Domiziano, che nel 91 gli permise di accedere al consolato, che rimaneva nonostante l’impero una delle più importanti cariche. Dopo l’assassinio di Domiziano, nell’86, i cospiratori misero l’anziano e innocuo Nerva a capo dell’impero, ma i pretoriani, la guardia imperiale, costrinse il nuovo imperatore a mettere a morte gli assassini che gli avevano assicurato il trono. Pertanto, nell’ottobre 79, Nerva adottò Traiano come suo successore, e poco dopo morì. Traiano fu accettato dall’esercito e dal senato come imperatore, ma non tornò subito a Roma, e rimase in Germania ancora un anno. Quando arrivò nella capitale, nel 99, si dimostrò benigno verso il Senato e il popolo. Diminuì le tasse e istituì gli alimenta, per sostenere i bambini poveri nelle città italiane, come era stato fatto in precedenza in alcune città da ricchi cittadini, tra i quali anche Plinio il Giovane nella sua nativa Como.

Traiano intraprese grandi opere pubbliche in tutto l’impero: strade, ponti, acquedotti, porti. Soprattutto a Roma, dove Traiano realizzò un nuovo acquedotto, magnifiche terme e una nuova aggiunta al Foro, progettata da Apollodoro da Damasco, uno dei più grandi architetti dell’antichità. Questo Foro Traianeo comprendeva una piazza porticata con una enorme statua equestre dell’imperatore, grandi emicicli a più piani con botteghe, e una basilica con biblioteca di libri latini e greci, completa di tempio . Al centro di un cortile si innalzava la famosa colonna Traiana, che possiamo ammirare ancora oggi. La colonna è scolpita con un rilievo elicoidale che rappresenta le imprese di Traiano nella guerra contro i Daci. La base della colonna contenne le ceneri dell’imperatore. In cima alla colonne vi era la statua di Traiano, che fu rimossa nel Medio Evo e sostituita con quella di s. Pietro.

Nel 101 Traiano riprese l’invasione della Dacia e la completò nel 106 con la presa della capitale Sarmizegethusa (oggi Varhély) ed il suicidio del re Decebalo, che  preferì uccidersi piuttosto che cadere nelle mani dei Romani.

La seconda guerra di Traiano fu contro i Parti. Nel 115 annesse la Mesopotamia superiore e poi scese lungo il Tigri, ed arrivò sino al Golfo Persico. Si racconta che lì pianse, perché ormai si considerava troppo vecchio per poter ripetere le imprese di Alessandro il Grande in India. Nel 116 però scoppiarono delle rivolte nei territori da poco conquistati. Traiano, ormai malato, lasciò Antiochia per Roma, ma morì a Selinus, oggi Selindi, sulle coste della odierna Turchia. Poco prima che la sua morte fosse resa pubblica, fu annunciato che aveva adottato Adriano, che nel 100 aveva sposato la nipote favorita di Traiano.

Adriano, ( CAESAR TRAIANUS HADRIANUS AUGUSTUS) fu sino al 117 PUBLIUS AELIUS HADRIANUS. Anch’egli nato nella provincia Baetica, o forse a Roma da una antica famiglia del Piceno, ricevete un’educazione cosmopolita. Percorse i gradi della carriera di senatore, questore nel 101 e con Traiano in Dacia nel 102. Fu tribuno della plebe nel 105 e pretore nel 106. Nel 107 fu governatore della Pannonia Inferiore, e nel 108 divenne infine console. Per dieci anni la sua carriera si oscurò, forse in seguito alla morte del suo protettore Licinio Sura, e pare che in quel periodo divenne arconte ad Atene; dopo questo periodo però ritornò a godere del favore imperiale. Il 9 agosto 117 apprese che Traiano lo aveva nominato suo successore adottandolo, e due giorni dopo si seppe che l’imperatore era morto durante il viaggio verso Roma. Adriano arrivò a Roma nel 118 ed anche lui si dimostrò generoso e benevolo verso il popolo, al quale dispensò doni, giochi gladiatori e la cancellazione delle tasse arretrate. Nel 121 ripartì, spinto forse più dalla curiosità del mondo che dalla necessità di ispezionare le difese dell’impero, tanto da essere definito da Tertulliano omnium curiositatum explorator. Fu attratto in particolare dal mondo orientale ed ellenistico, e si pose come un nuovo Augusto, annunciando un’era di pace e prosperità all’impero.  Tornato a Roma, ripartì nel 128, per l’Africa, la Grecia, l’Asia Minore, la Siria e l’Arabia. Poi andò in Egitto, esplorò il Nilo e ripassò ad Atene. Nel 134 ripartì per la Giudea per domare una rivolta, ma questo fu l’ultimo viaggio di Adriano. Spirito sensibile ed irrequieto, Adriano si occupava di astrologia, ed era anche un esteta capace di ascendere il Monte Etna solo per ammirare il sorgere del sole. Amava gli scrittori del passato,  e l’antichità in sé. Fu il primo imperatore a farsi crescere la barba, e a stabilire lo stile di generazioni di futuri imperatori. In Asia Minore Adriano aveva conosciuto un giovane di bell’aspetto, Antinoo, e lo aveva voluto vicino a sé come suo compagno. Nel 130 Antinoo morì, annegando nel Nilo. Adriano fu talmente sconvolto dalla morte del giovane che tutto il mondo greco si adoperò per consolare l’imperatore. Culti di Antinoo sorsero in tutto l’oriente e si diffusero anche in Occidente. Statue del giovane furono scolpite in quantità. In Egitto una città si chiamò Antinoöpolis. 

Una moneta di Adriano, che riportò a Roma la moda della barba

Nel 134 Adriano ripartì per la Giudea. Pare che la rivolta fosse dovuta al divieto di circoncisione che l’imperatore aveva emesso perché disgustato da ogni violenza sul corpo umano. Quando arrivò in Giudea nel 134 la rivolta era già stata risolta dal suo generale Sextus Julius Severus. Dopo aver adottato Lucius Ceionius Commodus, che però morì dopo soli due anni ed è passato alla storia per aver condotto una vita corrotta e stravagante, Adriano adottò un giovane di diciotto anni, Anius Verus, il futuro imperatore Marco Aurelio. Il sistema di successione fu complesso. Il capace e maturo senatore Antoninus fu adottato da Adriano e designato a succedergli. L’imperatore tuttavia richiese che Antonino adottasse il giovane Verus e il figlio di otto anni di Ceionius. Nessuno si aspettava che Antonino vivesse a lungo, invece morì solo nel 161. Adriano morì a Baia, soffrendo a lungo, e lasciando una lettera nella quale descrive quanto sia terribile desiderare la morte senza poterla ottenere.
(Fonte: Enciclopedia Britannica)

Scroll to Top